LOVE THIS GIANT

 

 

Finalmente ho ascoltato un paio di volte l'ultimo lavoro del mio mito David Byrne e devo dire, con molto rincrescimento, che non ne sono stata così entusiasta.

Faccio fatica ad essere obiettiva e serena con lui, lo amo troppo per vedere tutte le cose in maniera specificatamente reale , ma anche con tutta la mia generosità , devo ammettere che il lavoro mi è piaciuto di meno. Anzi aggiungo che David  oltrechè con i favolosi Talking Heads, con Brian Eno, Sakamoto , nelle altre compartecipazioni, se non delusa, mi piaceva un po' meno.

Qui tolgo il po' e resta il meno.

L'ultimo lavoro è "Love This Giant" costruito con questa ragazza della porta accanto che di nome vero fa Annie Clark e d'arte è conosciuta come St. Vincent , già presente in  Italia nell'evento "Frequenze disturbate" svoltosi a  Urbino l'agosto scorso.

Di questo album  se ne parlava da due anni, giudicando questa nuova coppia , così distante come età, ma così vivina come originalità e ispirazione. In questo album manca totalmente la chitarra strumento di Byrne e della Clarke , a favore degli ottoni e delle percussioni. Trovo sovrabbondanti gli ottoni, presenti in quasi tutte le canzoni , a scapito della particolare voce di Byrne che è scesa di qualche ottava , pur rimanendo sempre riconoscibile. Qualche canzone mi ricorda , arrangiamento a parte , il passato "Grown Backwards" del 2004 , ma con l'aggiunta di una sottile vena di noia radical -chic prettamente newyorkese.

Anche la ragazza che viene considerata una vera promessa dal suolo americano, sembra congelata dentro un personaggio che non la rispecchia così favorevolmente , relegandola a una intonata spalla.

Indubbiamnete le canzoni scorrono via piacevolmente . l'orchestrazione è al limite della perfezione , ma tutto questo va a scapito della comunicabilità.

Mi chiedo  : cosa mi ha trasmesso questo prodotto? Ben poco dal punto di vista di mood personale , altro album decoroso non c'è dubbio , ma da David , che mi ha dato emozioni ineguagliabili, io" voglio" molto ma molto di più.

La Clark avrà anche doti sconosciute che non ha espresso al meglio in questo lavoro. Nota come polistrumentalista , cantante e compositrice, nota per compartecipazioni importanti e per qualche sua canzone nella famosa saga "Twilight" , idolatrata negli emisferi.

I gusti non si discutono per carità, anzi....L'originalità l'ha anche dimostrata adottando lo pseudonimo di St. Vincent , dal "Catholic Medical Center" dove morì il poeta gallese Dylan Thomas. La motivazione è anche alquanto particolare , la ragazza ha trovato il luogo adatto per far morire ogni sorte di arte , come la poesia. La sua musica si avvicina molto allo stile di Kate Bush , così la definiscono i critici , azzardando a allinearla persino a David Bowie. Dalla Bush , può aver preso la predilezione per le favole e il mondo incantato che le circonda , ma mi sembrano paragoni leggermente allargati.

Una cosa non le si può negare , la duttilità a suonare gli strumenti e passare dallo stile indie a altri generi. Penso proprio questa duttilità , abbia entusiasmato Byrne , che ama la poliedricità in ogni artista , unita all'originalità dell'interpretazione.

Il tour parte tra poco negli Stati Uniti. Atrtendiamo in Italia e speriamo arrivi davvero. Dopotutto l'ultimo suo arrivo (Sorrentino a parte ) , è datato 2008.

E allora David , quando ti rivedo?