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mercoledì 23 febbraio 2011

FRANCESCO GUCCINI, OLTRE LE RADICI

Un piccolo spazio è dovuto a Francesco Guccini, perché ha lasciato un segno in tutte le generazioni dal 1960 in poi, da quando ha sconvolto, con i suoi testi, i canoni della canzone classica.

Sono gli anni di protesta e mentre Bob Dylan lancia messaggi chiari ed inequivocabili, Francesco Guccini scatena la collera tra i benpensanti parlando apertamente di corruzione e meschinità, di falsi miti e di falsi dei con le canzoni   “Statale 17", "In morte di S.F. (Canzone per un'amica)", Noi non ci saremo”, “Dio è morto”, “Per fare un uomo”. Per queste ultime canzoni che fanno parte del suo primo disco "Folk Beat n. 1"(1967) non bastò la censura della RAI a frenare il messaggio di Guccini e a nascondere quel nuovo modo di pensare che si diffondeva a macchia d’olio negli animi giovanili più coscienti e arrabbiati, pronti a combattere contro le ingiustizie perpetrate in nome e per conto di un falso ideale.

Segue un altro album memorabile, "Radici " (1972), dove Guccini scopre l’appartenenza alla terra e il rifiuto della cultura piccolo borghese (Piccola città), l’adesione per amicizia al sogno anarchico (La locomotiva), l’amore nel ricordo (Incontro) e la fantasia contro l’inutile follia degli uomini (Il vecchio e il bambino).

Altri lavori si susseguono riscontrando un grande consesno: "Via Paolo Fabbri 43" del 1976 (il cui titolo altro non è che l'indirizzo bolognese di Guccini e con "Piccola storia ignobile", un brano dedicato alle polemiche sull'aborto), "Fra la Via Emilia e il West" del 1984 (registrazione del concerto del 21 Giugno 1984 in Piazza Maggiore a Bologna, la miglior antologia possibile dei primi vent'anni musicali di Guccini), "Signora Bovary" del 1987 (con canzoni dedicate al padre – "Van Loon" - e alla figlia Teresa – "Culodritto" -  forse l'album di Guccini in cui c'è più attenzione per la musica, per una volta non solo sfondo per i testi) e l'amaro e malinconico "Quello che non..." del 1990 (con una splendida canzone d'amore – "Canzone delle domande consuete" - e la bellissima e triste "Cencio", dedicata a un amico della Bocciofila di Modena).

Credo che in tutte queste canzoni  riusciamo a riflettere una piccola parte di noi  ... storie e sogni di vita quotidiana che si   rincorrono nel tempo e tracciano un filo indistruttibile tra Guccini e tutte le generazioni che hanno cercato e cercano un’identità, un luogo ideale per costruire un mondo migliore…

Le generazioni passano ma gli ideali e i sogni non muoiono mai …


























1 commento:

nella ha detto...

Grande Francesco....veramente un _"naturale" , rimasto tale e quale a tanti anni fa ed in linea con se stesso da sempre...Niente patente, stessi amici, stessi locali per chiaccherare e bere un po'...Insomma "più unico che raro!"

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